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Intervista all’illustratrice Francesca Dell’Orto

da | J Dic 2022

Ciao Francesca, benvenuta in questo spazio dedicato al mondo dell’illustrazione e a tutta la sua bellezza. Siamo felici di averti qui, grazie!

Hai voglia di raccontarci qualcosa su di te? Chi è Francesca dell’Orto e come è cominciato il suo amore per l’illustrazione?

Sono una creativa, ho studiato scenografia e costume lavorando per alcuni anni in quell’ambito, ora illustro libri e disegno tessuti per l’alta moda… e mi piacerebbe continuare a esplorare col mio lavoro diversi ambiti artistici. Mi piace la contaminazione di idee e la continua ricerca di nuovi stimoli. È così che sono approdata nel mondo dell’illustrazione: cercando, di ritorno da un anno e mezzo a Roma durante i quali avevo lavorato nell’ambito del costume per teatro, opera e per un cortometraggio, qualcosa di nuovo che mi permettesse sempre di dare vita e forma alle mie idee, al mio mondo. Quell’estate mi sono iscritta a un corso di illustrazione di una settimana a Sarmede, presso la fondazione Stepan Zavrel, e ho trovato un ambito ricco di libertà, senza limiti alla creatività se non la propria immaginazione.

Cosa rappresenta per te lo “spazio bianco” del foglio su cui andrai a disegnare?

Lo spazio bianco del foglio rappresenta per me un luogo di incontro e connessione con gli altri e col mondo. Ritrovare sé stessi in un racconto ci permette di riflettere su quanto noi stessi, e così ogni individuo, abbia in comune col resto dell’umanità. Disegnare un libro è per me uno spazio di riflessione, introspezione e connessione, mi permette di crescere, mettermi in discussione e capire chi sono, ascoltando quali sono quegli aspetti di una storia che hanno più risonanza in me e cercando, col disegno, di visualizzarli in una forma concreta.

Che cos’è per te l’immaginazione?

Immaginare è per me pensare in assenza… Evocare, guidati dalle parole, un mondo che ancora non esiste, o meglio, che non esiste in quella forma specifica ma solo in frammenti unici e irripetibili, pezzi di un puzzle da comporre. Parlando di immaginare un libro, Il risultato, l’illustrazione che ne nasce, è il frutto dell’incontro tra quella che è l’immaginazione dello scrittore e la mia, un incontro destinato a essere sempre diverso perché anche noi continuiamo a cambiare. La stessa storia, disegnata in momenti diversi della propria vita, troverà sempre forme diverse. Così come un libro, nel tempo, ci racconterà cose diverse.

Qual è la tua poetica?

Credo che nel mio lavoro si veda un approccio teatrale al testo: lavoro in digitale, disegnando separatamente personaggi e vari elementi della scena, e poi li muovo nello spazio, cercando di creare una narrazione all’interno dell’immagine. Cerco di introdurre l’utilizzo di metafore visive, per sottolineare quali sono gli aspetti e le tematiche che mi hanno colpito di un racconto. Altri aspetti su cui lavoro particolarmente e che sento appartenermi sono l’utilizzo evocativo ed espressivo del colore, e l’attenzione alla decorazione e al dettaglio, per creare un mondo ricco in cui il bambino possa immergersi.

Ci racconti un po’ dei tuoi libri illustrati?

Riguardo i miei libri illustrati posso dire che trovo particolarmente interessante lavorare sui classici, hanno una stratificazione di significati che permette di investigare moltissime tematiche, e amo la sfida che pongono. I classici sono stati disegnati da tanti e ogni lettore che apre un libro classico ha già un suo immaginario più o meno preciso della storia e dei suoi personaggi. Rappresentare un classico in modo diverso, originale, è un esercizio di lettura e conoscenza di sé attraverso la guida delle parole del libro.

C’è una frase o una parola che rappresenta il tuo mondo da illustratrice? Se sì, qual è?

Ci sono due citazioni che amo molto, quando si parla di creatività, e che ispirano ricordandomi di continuare a immaginare e sognare. La prima è di Camus, del Caligola: “Ho bisogno della luna, o della felicità o dell’immortalità, di qualcosa che non sia di questo mondo”

E la seconda è di Chesterton, tratta dal romanzo “Uomo vivo”: “ogni uomo è un re, spiegò quel filosofo a testa in giù, e ogni cappello è una corona”

Ancora grazie Francesca per il tempo che ci hai donato!

Buona continuazione di cammino e a presto…

Intervista a cura di Clara Maiorano

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